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Cartina della Somalia

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La bandiera

Presentazione

Mappa della Somalia che mostra i principali centri abitati e parti dei paesi circostanti e l'Oceano Indiano e il Golfo di Aden

Il territorio

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La Somalia in Africa mappa

L'economia

Cenni storici

La città Mogadiscio Foto Il vecchio quartiere di Mogadiscio

Hargeysa Merca Giamama

Piccolo lessico Benadir (in arabo Barr al-Banadir, costa dei porti) Bur Giuba o Juba Mad Mullah

Personaggi celebri Mohammad Siad Barre

Altri centri Berbera Chisimaio Giohar

Geografia Africa

Punto caldo Somalia Guerra contro i militanti islamici di al-Shabaab

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Bandiera della Somalia

La bandiera.

Azzurro con una grande stella bianca a cinque punte al centro;

il campo blu era originariamente influenzato dalla bandiera dell'ONU ma oggi si dice che denoti il cielo e il vicino Oceano Indiano;

i cinque punti della stella rappresentano le cinque regioni nel corno d'Africa che sono abitate dai somali:

l'ex Somaliland britannico e il Somaliland italiano (che insieme costituiscono la Somalia), Gibuti, Ogaden (Etiopia), e la provincia del Nord Est (Kenya).

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GEOGRAFIA - AFRICA - SOMALIA

PRESENTAZIONE

Bagnata a Nord dal golfo di Aden e a Est dall'Oceano Indiano, la Somalia confina a Nord-Ovest col Gibuti;

a Ovest con l'Etiopia;

a Sud-Ovest col Kenya.

Copre una superficie di 637.657 kmq e ha una popolazione di 13.017.273 (2024) abitanti con una densità di 16 abitanti per kmq.

La popolazione è costituita in massima parte da Somali (92%).

Lingua ufficiale è il somalo, altre lingue sono l'arabo, l'inglese e l'italiano.

La maggioranza dei Somali professa la religione musulmana sunnita (99%).

Proclamato Repubblica indipendente nel 1960 e formato dall'unione dell'ex Somalia italiana col protettorato britannico del Somaliland, il Paese assumeva un orientamento socialista dopo il colpo di Stato del 1969.

Dopo la revoca, nel 1991, della Costituzione del 1979, fu istituito un Consiglio per elaborare nuove regole costituzionali;

esso però non entrò mai realmente in funzione.

Nel gennaio 1997 venne creato un Consiglio di salvezza nazionale, con un Comitato esecutivo incaricato di governare il Paese e di organizzare una Conferenza per la riconciliazione nazionale.

Nel 2000, durante la conferenza di Gibuti, vennero creati un presidente, un Governo e un Parlamento transitori.

L'unità monetaria è lo scellino somalo.

La capitale è Mogadiscio (1.175.000 ab.).

Mappa della Somalia che mostra i principali centri abitati e parti dei paesi circostanti e l'Oceano Indiano e il Golfo di Aden.

Mappa della Somalia

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IL TERRITORIO

Il territorio somalo è in prevalenza uniforme;

soltanto nella zona Nord si elevano massicci quali il Monte Bogor (2.200 m) e l'Hodda (1.400 m), a picco sul mare.

Verso l'interno invece, i versanti digradano nell'altopiano somalo, di media altitudine.

A Est del Paese si apre la fascia costiera, fertile e pianeggiante, che va allargandosi man mano che si procede verso Sud.

I due corsi d'acqua principali sono l'Uebi Scebeli e il Giuba, entrambi nati in Etiopia e sfocianti nell'Oceano Indiano:

tra di essi si estende la zona più fertile e popolata del Paese.

Le coste, alte e rocciose sul Golfo di Aden, diventano poi basse e sabbiose e orlate da dune per tutta la restante lunghezza.

La Somalia presenta due tipi di clima: equatoriale sulle coste, subtropicale all'interno.

Le temperature sono elevate, il tasso di umidità alquanto marcato e le precipitazioni scarse.

Cartina della Somalia

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La Somalia in Africa

Luogo della Somalia

L'ECONOMIA

L'economia somala è essenzialmente centrata sulle attività primarie.

La produzione agricola (miglio, mais, sorgo, sesamo, frumento) è di sussistenza, anche se il periodo coloniale ha dato impulso all'agricoltura di piantagione, i cui prodotti (banane, cotone, canna da zucchero) sono destinati quasi esclusivamente all'esportazione.

Le foreste forniscono legname di bassa qualità, mentre di qualche rilievo è la produzione spontanea di incenso, mirra e gomma arabica.

L'allevamento (ovini, caprini, cammelli e bovini), sebbene spesso praticato ancora in forme tradizionali, costituisce l'attività economica principale e rappresenta l'85% delle esportazioni;

in questo senso, ha decisamente influito l'apertura degli impianti di macellazione di Mogadiscio e Hargheisa, che hanno posto fine alla poco redditizia esportazione di bestiame vivo.

Abbondanti sono le riserve saline (a Gezira), mentre modesta è l'attività ittica (squali e tonno) e scarso è lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo.

Il settore industriale, controllato in larga parte dallo Stato, si presenta estremamente debole:

si segnalano alcuni impianti per la produzione di materiali da costruzione e per la trasformazione dei prodotti delle attività primarie, le industrie conserviere, casearie, conciarie e tessili di Mogadiscio, nonché gli oleifici e gli zuccherifici di Giohar, il cementificio di Berbera e gli stabilimenti per l'inscatolamento e la conservazione del pesce di Chisimaio.

Nel 1979 venne costruita una raffineria nei pressi di Mogadiscio, la cui attività non è mai ampiamente decollata.

La rete stradale ammonta a 22.100 km di cui 2.608 asfaltati;

le ferrovie sono inesistenti.

L'aeroporto principale è quello di Mogadiscio;

i porti più attivi ed importanti sono Mogadiscio, Chisimaio, Merca, Berbera.

CENNI STORICI

L'antico Paese dei Somali era chiamato dagli Egiziani, che avevano con esso intensi scambi commerciali, «terra di Punt».

In quanto produttore di incenso, i Romani lo chiamarono «Paese degli aromi».

Questa tradizione mercantile conobbe ulteriori sviluppi nel VII secolo, quando rifugiati arabi crearono diversi centri mercantili sulla costa.

Guidati da immigrati yemeniti, nel XIII secolo i Somali si sottomisero all'Islam fondando il Regno di Ifat.

Zeila fu il principale centro urbano di un Regno che inizialmente versò i tributi all'Impero etiope.

Ifat si scontrò con gli Abissini, non solo affermando alla fine del conflitto la propria indipendenza, ma estendendo il territorio e trasformandolo in sultanato di Adal.

I sultani cercarono successivamente di estendere il loro dominio a spese del vacillante Impero etiope.

Il conflitto ebbe anche connotazioni religiose.

A partire dal 1439 gli imperatori abissini chiesero sostegno ai cristiani europei.

Nel 1541, il Governo portoghese, resosi conto dell'importanza del commercio nell'Oceano Indiano, si decise ad inviare una flotta.

La flotta portoghese, appoggiata da un esercito etiope, rase al suolo la città di Zeila, per poi distruggere anche Mogadiscio, Berbera e Brava.

Alla distruzione non fece seguito una e vera e propria occupazione, ma vi fu comunque un periodo di decadenza di Adal che produsse tutta una serie di sultanati minori.

I sultanati settentrionali vennero controllati dall'Egitto ottomano mentre quelli meridionali riconobbero la sovranità del sultano di Zanzibar, dopo l'espulsione dei Portoghesi avvenuta nel 1698, il canale di Suez attribuì un nuovo valore strategico al cosiddetto «Corno d'Africa».

Nel 1862 i Francesi acquistarono il porto di Obock, all'origine dell'attuale Gibuti;

gli Italiani si insediarono in Etiopia nel 1869 ed estesero poi il proprio dominio in Eritrea, mentre gli Inglesi si appropriarono, nel 1885, dei possedimenti egiziani di Zeila e Berbera.

Nel 1906, come compensazione per la sconfitta in Etiopia, l'Italia ottenne la costa meridionale della Somalia.

Nella colonia inglese lo sceicco Mohamed bin Abdoullah Hassan organizzò la resistenza agli stranieri creando un movimento rivoluzionario islamico che, tra il 1900 e il 1904, riportò quattro vittorie e solo nel 1920 gli Inglesi riuscirono a riconquistare il territorio.

Alla fine della seconda guerra mondiale sorse il Somali Youth Club, per l'indipendenza e l'unità nazionale.

La zona britannica e quella italiana ottennero l'indipendenza nel 1960 e dopo poco si unificarono, dando vita alla Repubblica di Somalia.

Questa adottò un regime parlamentare fino al 1969, quando un gruppo di ufficiali capeggiati dal generale Siad Barre prese il potere, proclamò la propria adesione al socialismo e si alleò con l'URSS.

Nel 1976 la Somalia invase l'Ogadèn etiope.

L'esercito etiope, grazie all'appoggio militare delle forze cubane e al sostegno di molti Stati africani, riuscì a respingere l'invasione.

La Somalia interruppe le relazioni con Cuba e annullò gli accordi militari con l'Unione Sovietica.

La guerra con l'Etiopia, l'aumento dei prezzi del petrolio e dei cereali, le siccità del 1978-79, portarono il Paese sull'orlo della crisi.

Dopo un fallito golpe nel 1978, nell'ottobre del 1980 Barre decretò lo stato di emergenza e istituì nuovamente il Consiglio rivoluzionario supremo.

Dal 1984 si riaccesero i dissapori con l'Etiopia, legati alla questione dell'altopiano dell'Ogadèn e al flusso di profughi etiopi (quasi un milione nel 1988) verso i campi somali.

Nel 1986 Barre fu rieletto con il 99% dei voti.

Con la fine della guerra fredda, la Somalia perse importanza strategica agli occhi degli Usa, i quali ridussero i crediti e gli investimenti, mentre l'Arabia Saudita ridusse quasi a zero le importazioni di bestiame.

Nel 1991 l'opposizione fondò il Congresso somalo unito (CSU) e destituì il presidente.

Ali Mahdi Mohammed, leader del CSU diventò il nuovo presidente.

Pochi mesi dopo però Mahdi fuggì da Mogadiscio, a causa degli scontri tra due fazioni del CSU.

Il generale Mohamed Farah Aidid, leader dell'ala militare del CSU lo sostituì alla guida del tormentato Paese.

Le due fazioni rivali del Congresso somalo unito, composte da membri di diverse suddivisioni del clan hawiye, iniziarono così un conflitto etnico in cui morirono centinaia di migliaia di persone.

Un milione e mezzo di abitanti, un quarto della popolazione, abbandonarono il Paese.

Dopo due anni di guerra civile e di totale anarchia, nel 1993 la Somalia era ancora priva di un'autorità centrale.

Il vuoto istituzionale creato dall'assenza di un Governo centrale favorì gli abusi da parte dei capi militari e delle squadre di saccheggiatori armati.

L'ex colonia britannica si era intanto dichiarata indipendente dal resto del Paese nel 1992, come Repubblica del Somaliland.

In questa regione non arrivarono mai gli aiuti umanitari, sebbene costituisse il 30% del territorio somalo e ospitasse un milione di profughi provenienti dalle zone interessate dal conflitto nel Sud del Paese e da Mogadiscio.

Alla fine del 1992 l'ONU approvò, sotto la pressione dell'USA, l'invio di un contingente armato di 28.000 caschi blu.

Con il pretesto di portare avanti il processo di disarmo delle fazioni in lotta, fu di fatto il primo intervento delle Nazioni Unite nelle questioni interne di un Paese in cui ai militari fu autorizzato l'uso della forza.

Nel 1993, durante i negoziati promossi dall'ONU ad Addis Abeba, fu raggiunto un accordo tra i capi militari, membri dei Consigli degli anziani, al fine di creare un Governo provvisorio.

Tuttavia, non fu fissata alcuna scadenza per la costituzione del Consiglio.

Scoppiarono violenti scontri tra le truppe di Farah Aidid, leader di una delle due fazioni in lotta, e le forze dell'ONU.

La capitale rimase tutto l'anno sotto il controllo dei sostenitori di Farah Aidid, ma le crescenti ostilità causarono perdite ad entrambe le parti.

La missione americana di trovare e catturare Farah Aidid, considerato un ostacolo al processo di pace, fallì.

Nel marzo del 1994 lo stesso Aidid e Ali Mahdi, leader della fazione opposta, firmarono a Nairobi un cessate il fuoco e si accordarono sulla realizzazione, in maggio, di una conferenza di pace per eleggere un presidente e creare un nuovo Governo.

I contingenti stranieri si ritirarono e nonostante il perpetuarsi di alcuni conflitti regionali, la guerra civile rimase limitata dal punto di vista geografico e vi furono segnali di una ripresa dell'attività economica.

Nel 1995, nonostante il mancato riconoscimento della comunità internazionale, la Repubblica del Somaliland esisteva ancora.

Nel resto del Paese le fazioni si raggrupparono nell'Alleanza per la salvezza Somala (ASS) di Ali Mahdi Mohammed e nella ASN guidata da Farah Aidid.

Si autoproclamarono entrambe alla guida del Governo, ma Farah Aidid morì nel 1996. Gli successe suo figlio Hussein, mentre l'ex braccio destro di Farah, Osman Assan Ali, emerse a capo di una nuova forza politica, alleata con lo storico avversario Ali Mahdi.

Nel 1997 ventisei leader politici associati all'ASS, con l'appoggio dell'Organizzazione dell'Unità Africana decisero di creare un Consiglio di salvezza nazionale, ma Hussein Aidid e Mohammed Ibrahim Egal, rieletto presidente del Somaliland, non approvarono questa decisione.

Le inondazioni della fine del 1997 isolarono duecentotrentamila Somali nelle regioni meridionali.

Le Nazioni Unite avviarono un programma di aiuti ai rifugiati gettando tonnellate di cibo dagli aerei.

Nel 1998, in un nuovo vertice tenutosi a Nairobi, i capi militari Ali Mahdi Mohammed, Hussein Aidid, Osman Assan Ali e Mohammed Kanyere dichiararono il loro impegno a favorire il processo di pace.

La disastrata economia del Somaliland subì intanto ulteriori colpi a causa dell'embargo alle importazioni di bestiame somalo deciso dall'Arabia Saudita.

Nel 2000 aumentarono gli assalti ai convogli degli organismi internazionali che portavano soccorso alla popolazione stremata dalla guerra civile e dalla carestia, mentre nel Paese iniziò in marzo il diffondersi del colera che in poche settimane provocò quattrocento vittime.

In giugno a Gibuti si aprì, promossa dall'ONU, l'ennesima conferenza nazionale di riconciliazione.

Rifiutò l'invito la Repubblica del Somaliland, che negò il passaggio sul suo territorio ai delegati provenienti dal Sud.

La conferenza approvò una «Carta nazionale di transizione», che prevedeva un Governo provvisorio della durata di tre anni e un Parlamento federale di transizione.

Nel mese di agosto dello stesso anno venne eletto presidente Abdulkassim Salat Hassan, che a sua volta nominò primo ministro Ali Khalif Gelayadh.

Tuttavia, a minare la fragile stabilità del Paese, nel marzo del 2001 i leader dei due Stati secessionisti (Somaliland e Puntland) e altri «signori della guerra», con l'appoggio concreto dell'Etiopia, costituirono il Consiglio di restaurazione e riconciliazione (SRRC), una sorta di Governo nazionale in opposizione a quello di transizione voluto dalla conferenza di Gibuti dell'anno precedente.

Intanto nel Sud del Paese le bande armate continuavano a spingere decine di migliaia di profughi verso il Kenya.

A fine giugno le autorità del Governo di transizione avviò un'operazione di polizia contro le fazioni che si combattevano a Mogadiscio, nel tentativo di riprendere il controllo della capitale.

Dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre gli Stati Uniti congelarono i conti della Barakaat, la più grande società del Paese per il trasferimento dei fondi all'estero, definendola «finanziatrice del terrore».

La Somalia venne inoltre inserita dagli Stati Uniti nella lista dei cosiddetti «Paesi canaglia» che potrebbero diventare un prossimo bersaglio statunitense nell'ambito dell'operazione contro il terrorismo internazionale «Libertà duratura».

Nell'aprile del 2002 i «signori della guerra» della zona sudoccidentale dichiararono l'autonomia di sei distretti dando vita al Governo Regionale Sudoccidentale.

In maggio Dahir Riyale Kahin sostituì al potere del Somaliland il presidente Mohamed Ibrahim Egal morto improvvisamente.

Nell'ottobre dello stesso anno un cessate il fuoco venne firmato tra il Governo di transizione e 21 fazioni ribelli.

Nell'aprile 2003 Kahin venne riconfermato alla guida del Somaliland dopo lo svolgimento delle prime elezioni presidenziali della regione.

Tra maggio e giugno del 2004 si dovette assistere a un nuovo insorgere degli scontri etnici che causò decine di morti.

In agosto il nuovo Parlamento di transizione venne inaugurato con una cerimonia in Kenya:

l'assemblea, due mesi più tardi, elesse Abdullahi Yusuf quale presidente e in dicembre avvallò la nomina di Ali Mohammed Ghedi a primo ministro.

Nel giugno 2005 si assistette ai primi rientri in patria dei membri del Governo in esilio in Kenya e nel febbraio dell'anno successivo la città di Baidoa ospitò per la prima volta una seduta del Parlamento di transizione.

Le speranze di una riappacificazione del Paese però andarono disilluse un mese più tardi quando a Mogadiscio scoppiarono focolai di guerriglia tra milizie rivali che perdurarono settimane provocando morti e feriti.

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LE CITTÀ

Mogadiscio

Capitale della Somalia, capoluogo della regione di Benadir (1.657 kmq;

1.175.000 ab.) e principale porto, è il centro commerciale del Paese.

È situata tra la riva e le dune costiere del Benadir, sull'Oceano Indiano.

Per tale posizione geografica la sua espansione urbanistica è stata limitata.

Durante la colonizzazione italiana sono stati compiuti grandi sforzi per ampliare e potenziare il porto mediante lavori di dragaggio e di scavo del fondo marino, che presenta bassi fondali e scogli madreporici che non permettono alle navi di stazza e tonnellaggio notevoli di accedervi.

Il porto dunque, benché molto importante nel panorama economico nazionale, non può accogliere grosse navi, ma i traffici portuali sono intensi e caratterizzati da una netta prevalenza delle importazioni sulle esportazioni.

La città si presenta ricca di moderni edifici, che risalgono all'epoca dell'occupazione italiana, tra cui ricordiamo:

la Cattedrale e l'Arco di Trionfo, che fanno da contrasto con monumenti di epoche passate come le Moschee, tra cui notevoli sono quelle di Din, di Giama, e di Fachr.

Poche sono invece le antiche case sopravvissute dei quartieri arabo e somalo.

Il vecchio quartiere di Mogadiscio

Il vecchio quartiere di Mogadiscio

Hargeysa

(90.000 ab.). Città della Somalia, capoluogo della regione di Nordovest (45.000 kmq; 655.000 ab.). Centro agricolo che sorge nella ex Somalia Britannica, a 50 km da Berbera, nella regione occidentale del territorio, presso una strada di grande transito. Vi si pratica l'allevamento del bestiame. Possiede anche un aeroporto.

Merca

(62.000 ab.). Città della Somalia, capoluogo del Basso Scebeli (25.000 kmq; 570.700 ab.). Situata a Sud di Mogadiscio, su un piccolo promontorio sovrastante un'insenatura naturale. Possiede un porto, secondo per importanza dopo quello della capitale, specializzato nel commercio delle banane.

Giamama

(22.030 ab.). Città della Somalia. Importante centro agricolo, venne fondato dagli italiani con il nome di Margherita.

PICCOLO LESSICO

Benadir (in arabo Barr al-Banadir, costa dei porti)

Regione costiera della Somalia che si estende dalla capitale, Mogadiscio, a Chisimaio. Nonostante il nome, la costa non è affatto favorevole agli scali delle navi, essendo priva di insenature. Il nome deriva dal fatto che in epoca medioevale i suoi porti sull'Oceano Indiano erano di grande utilità per le imbarcazioni arabe in rotta tra il Golfo Persico e Zanzibar.

Bur

Alture di granito e di quarzo, isolate dall'erosione, che assumono spesso forme originali, ben riconoscibili in lontananza. Si trovano prevalentemente tra le sabbie delle regioni attraversate dai fiumi Giuba e Uebi Scebeli.

Giuba o Juba

Maggior fiume della Somalia (880 km), ripetutamente esplorato da Vittorio Bottego. È formato da diversi corsi d'acqua che scendono dagli altopiani Galla e confluiscono nella pianura presso la cittadina di Dolo. A questa altezza il fiume è denominato Ganana e assume il nome Giuba solo nel suo medio corso. Il Giuba serpeggia poi tra le pianure gessose e desolate, formando numerose rapide. Navigabile solo nel tratto tra Bardera e la foce, ha una portata variabile con piene in autunno e in primavera. La bassa valle del Giuba, la Goscia, è una delle principali regioni agricole della Somalia.

Mad Mullah

Derivato dall'inglese mad, pazzo e dall'arabo maula, signore, rappresenta un appellativo attribuito dagli Inglesi a Muhammad Ibn Abd Allah, capo delle insurrezioni somale del 1899-1920. Il termine è stato poi usato dagli Inglesi anche per designare i capi delle rivolte indiane del 1897-1898.

PERSONAGGI CELEBRI

Mohammad Siad Barre

Uomo politico somalo (Luq Ganane 1919 - Lagos 1995). Comandante in capo delle forze armate dal 1965, diresse nel 1969 un colpo di Stato che rovesciò il regime parlamentare. Presidente del Consiglio supremo della rivoluzione, Siad accentrò nelle sue mani le cariche di capo dello Stato e di primo ministro, perseguendo una politica autoritaria che aveva i suoi cardini nel programma di nazionalizzazioni e nella decisa apertura verso i Paesi socialisti. Nel 1976 costituì il PSRS (Partito socialista rivoluzionario somalo) e nel 1979 fece approvare la nuova Costituzione che faceva della Somalia uno Stato socialista. Tuttavia, in seguito all'intervento militare sovietico in appoggio all'Etiopia durante il conflitto somalo-etiopico (1977-78), Siad Barre impresse alla sua politica un orientamento filoccidentale, culminato nell'allineamento alla politica degli Stati Uniti. Rieletto (1986) presidente della Repubblica, nel 1991 venne destituito nel corso della guerra civile scoppiata alla fine degli anni Ottanta.

ALTRI CENTRI

Berbera

(70.000 ab.).

Città della Somalia.

Porto attivo, situato in una profonda insenatura del golfo di Aden, dotato di un largo imbocco portuale e di fondali abbastanza profondi che assicurano facili attracchi alle navi fino a 20.000 t.

Chisimaio

(17.872 ab.).

Città della Somalia, capoluogo del Basso Giuba (61.000 kmq; 272.400 ab.).

Sorge al centro di una zona in prossimità del Giuba, molto irrigata e fertile.

Dispone di un porto in posizione molto favorevole perché situato in un tratto dai fondali abbastanza profondi.

La fondò nel 1872 il sultano di Zanzibar. Durante l'epoca dell'occupazione italiana in Somalia fu al centro di una lunga contesa tra Italiani ed Inglesi, rimanendo in possesso dei primi.

Rappresenta lo sbocco al mare non solo della regione somala dell'Oltregiuba, ma anche del Kenya settentrionale e dell'Etiopia sud-occidentale.

Giohar

(17.555 ab.).

Città della Somalia, capoluogo del Medio Scebeli (22.000 kmq; 352.000 ab.).

Posta nell'interno, a 90 km da Mogadiscio, sullo Uebi Scebeli, venne fondata dagli italiani e chiamata Villaggio Duca degli Abruzzi.

È un importante centro agricolo.

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